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Gioco d’azzardo (GAP)….quando chiedere aiuto?

Il gioco d’azzardo ha avuto sempre, nel corso della storia, un posto importante in tutte le culture, società e classi sociali. Esiste da quando esiste l’umanità, non mancano infatti esempi di giocatori illustri: dagli imperatori romani Caligola e Nerone, fino, in tempi più recenti, a Fedor Dostojevskij.

Da qualche anno assistiamo a una moltiplicazione dei tipi di gioco d’azzardo e il numero di giocatori cresce in rapporto all’aumento delle possibilità di partecipare a tali attività. Attualmente un adulto su tre si dedica al gioco d’azzardo; per la maggior parte di essi è un’attività piacevole e divertente, ma alcuni sviluppano un atteggiamento patologico, ossia una vera e propria dipendenza.

Per quest’ultimi il gioco diventa una grossa fonte di eccitazione o di rilassamento ma che comporta, inevitabilmente, conseguenze negative in tutte le sfera della propria vita, economica, sociale, familiare, sentimentale fino ad intaccare anche quella lavorativa e professionale. In tali casi si parla di una vera e propria dipendenza da gioco patologica. L’instaurazione di una dipendenza da gioco d’azzardo (GAP) può evolvere e strutturarsi in pochi mesi, è dunque il caso di quei soggetti che sebbene non abbiano mai giocato precedentemente instaurano all’ improvviso una dipendenza, oppure può instaurarsi anche dopo anni in cui il giocatore, fino a quel momento occasionale, arriva a sviluppare una vera e propria dipendenza.

In quest’ultimo caso la sottovalutazione della dipendenza è maggiore proprio in virtù del fatto che tale attività ludica, essendo stata da sempre presente nella vita del giocare, non viene riconosciuta come una vera dipendenza.

Partendo da un’analisi cognitiva del fenomeno potremmo dire che l’ingrediente principale legato al gioco d’azzardo è legato allo svilupparsi di una percezione illusoria di poter controllare il gioco. In tale ottica, infatti, il giocatore finisce per sovrastimare sempre le sue probabilità oggettive di vincere. Un esempio d’illusione di controllo è stata studiata dallo psicologo Heslin nei casinò di Las Vegas: l’autore ha osservato che al gioco dei craps, quando i giocatori mirano a ottenere un punteggio elevato, lanciano i dadi con maggior forza rispetto a quando desiderano ottenere un punteggio più basso. L’illusione di controllo si traduce nell’energia trasmessa al dado quindi, in vari altri modi, l’individuo si convince che possano esserci delle strategie utili al fine di ottenere la vincita.

La dinamica del controllo continua a funzionare, nella mente del giocatore, anche quando quest’ultimo rendendosi conto di aver perso una somma cospicua di denaro gioca il tutto per tutto per riprendersi almeno la somma persa fino a quel momento. Tale meccanismo si interromperà solo quando il giocatore avrà perso tutto. Infatti, la richiesta d’aiuto ai professionisti che si occupano di ludopatia arriva quando il soggetto in questione ha ormai prosciugato l’intero conto in banca. Fino a quel momento egli crederà sempre che potrà, investendo la restante somma a sua disposizione, riprendersi quanto perso.

Inoltre, il giocatore, entra in una dimensione spazio-temporale, quella del gioco all’interno di un luogo appositamente deputato, dove prova l’ebbrezza della propria libertà e della propria autonomia decisionale e se ne esce ritrovandosi nella medesima condizione di partenza. Infatti, il giocatore è maggiormente spinto a votarsi al gioco d’azzardo proprio quando sente che nella sua vita, quella reale, ha sempre meno margini decisionali e spazi di  manovra. Il problema è che tale illusione cede brevemente il passo alla certezza di avere distrutto ancor di più la propria vita e di essere dunque ancora meno libero di prima.

È facile intuire come in questi casi Il ‘giocatore’ si ritrova in una condizione decisamente problematica caratterizzata da solitudine, confusione e rabbia. Spesso, però, nonostante i famigliari o altre persone facenti parte della propria cerchia relazionale tentino continuamente di far presente la deriva problematica cui sta conducendo quel particolare tipo di vita, sembra che non riesca a rendersi pienamente conto delle assurdità che caratterizzano quella medesima situazione.

 

 

 

 

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Centro Psicologico del Sannio